Esperienza personale
Pubblichiamo il contributo di un volontario che vive il suo servizio con gli anziani.
Quando ho pensato al volontariato, la prima intenzione è stata quella di “fare del bene”.
Non mi rendevo conto della realtà vera e quotidiana dell’esperienza.
Entrato nella casa di riposo, mi sono trovato di fronte alla fragilità umana, sofferente, sola, indifesa: quelle persone sradicate dalle loro famiglie, dalle loro case, si trovano in un contesto estraneo, smarrite, piene di dolore e anche di rabbia.
Dietro ognuno di quei volti c’è una storia fatta di lavoro, di sacrifici, di tanti problemi, di affetti, di relazioni.
Che cosa posso offrire io?
Non posso nascondere che ero un po’ spaventato e impreparato…
Pannoloni, odori, vomito, sbavature…
tremori, urla, frasi sconnesse…
Mi sono trovato di fronte al mio povero cuore e alla presunzione della mia mente completamente mortificata.
Per un attimo ho pensato di scappare…
Provavo quella compassione benevola e spocchiosa che ci fa sentire un po’ più su degli altri.
Eppure no, qualcosa o meglio qualcuno mi chiamava… ma non capivo…
Da quei poveri corpi è emerso qualcosa di grande di immenso. Sento che in ognuno di loro c’è, la presenza di Dio, che si fa sofferente e bisognoso per accogliere noi nella nostra accoglienza verso di Lui.
Quanto m’insegnano ogni volta, quanto aprono il mio cuore.
Che dire, se non un grazie.
B. S. un volontario