Il Giovedì Santo nella sezione femminile del Carcere «Come Gesù, il vescovo Gualtiero si è cinto il grembiule – icona del servizio – e per dodici volte si è inginocchiato, ha lavato, asciugato e baciato i piedi …»
Nella tarda serata di Giovedì Santo, 5 aprile, è giunto alla nostra redazione questo scritto di Maurizio Santantoni, presidente dell’Apv, l’Associazione perugina di volontariato promossa dalla Caritas diocesana. E’ il racconto toccante della visita, svoltasi nel primo pomeriggio di Giovedì Santo, dell’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti alle detenute della Casa circondariale di Perugia in località Capanne. E’ una visita sempre molto attesa e che il presule fa sempre volentieri in questo luogo di estrema sofferenza umana, compiendo un gesto significativo. «Come Gesù, il vescovo Gualtiero – scrive Maurizio Santantoni – si è cinto il grembiule – icona del servizio – e per dodici volte si è inginocchiato, ha lavato, asciugato e baciato i piedi di chi vive la croce del Venerdì Santo tra le mura del carcere.
Proprio come descrive l’evangelista Giovanni: “Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto”. Quel gesto di amore agli ultimi, ai prediletti del Signore, ha rinsaldato la fede nelle parole di Gesù che ci dice: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”. Vedere il vescovo chinato per rinnovare il gesto simbolo del servizio ai fratelli, ha rinsaldato la fede nella Chiesa che esprime con i segni della liturgia la fedeltà alla Parola, quel rinnovare la predilezione per l’uomo sofferente, perché in quel volto c’è il volto del Cristo sofferente».
«Il nostro amatissimo vescovo Gualtiero – prosegue il presidente dell’Apv – ha presieduto la celebrazione eucaristica “in Coena Domini” con concelebranti i cappellani del carcere, mons. Saulo Scarabattoli e don Cesare Piazzoli, che, come ha ricordato lo stesso vescovo, svolgono un ministero di estrema delicatezza. Oltre al rito della lavanda dei piedi a dodici detenute, c’è stata anche l’amministrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana – battesimo, confermazione e comunione – ad una ristretta, che dopo tre anni di preparazione da parte dei catechisti che operano in carcere, è stata ritenuta idonea ad essere accolta nella santa Chiesa di Dio. Il vescovo Gualtiero ha aperto il suo cuore dicendo: “è la prima volta per me amministrare i sacramenti dell’iniziazione cristiana tra le mura di un carcere e questo mi riempie di gioia”. E proprio la gioia e la commozione si leggevano sui volti di tutti i presenti. Dai religiosi e religiose francescani, al gruppo delle giovani in cammino vocazionale nella comunità delle Suore Francescane Alcantarine, ai volontari della nostra associazione diocesana di volontariato, ai volontari CRI. Il volto di colei che è entrata con il battesimo nella comunità dei credenti, con la veste bianca, simbolo della vita nuova in Cristo, esprimeva la gratitudine al Signore per questo dono. E proprio al termine della celebrazione, la direttrice del carcere, la dott.ssa Bernardina Di Mario, nel ringraziare, ha espresso sentimenti di commozione e di gratitudine, anche a nome di tutto il personale penitenziario».
«L’arcivescovo – evidenzia Santantoni nel suo scritto – ha spiegato il significato del sacro crisma e dei profumi che lo costituisce. Il bergamotto proveniente dalla Diocesi di Locri-Gerace, coltivato nelle terre sottratte alla ‘ndrangheta e il nardo profumo che ci richiama il passo del Vangelo (Gv 12,3) dove Maria cosparge i piedi di Gesù con trecento grammi di questo prezioso profumo. Il vasetto di nardo era stato donato al vescovo dalla moglie di un uomo morente, al quale aveva fatto visita in ospedale due giorni prima e che esprimeva quindi la sofferenza».
Un momento molto commovente è stato, racconta ancora Santantoni, quando «alcune detenute, davanti al vescovo inginocchiatosi per la lavanda dei piedi, lo aiutano a rialzarsi. Gesto che va letto in una chiave ecclesiologica. La Chiesa si china sui poveri, imitando il suo Signore Gesù, e loro accolgono la comunità cristiana e in qualche maniera la rialzano, la mettono in piedi perché possa essere missionaria, e porti anche agli altri il Vangelo del Regno». Altro momento toccante è stato quando il vescovo ha ricevuto dalle mani della detenuta battezzata una lettera sul perché della sua decisione di diventare cristiana, chiedendo a mons. Bassetti di leggerla in cattedrale durante la celebrazione della Veglia pasquale del Sabato Santo». Il presidente dell’Apv conclude il suo racconto annunciandoci che: «Il vescovo, prima di salutare le detenute, il personale penitenziario e i volontari, ha anticipato ai presenti i contenuti del suo messaggio pasquale rivolto alla comunità diocesana. Si tratta di tre temi che lo toccano e interpellano la nostra Chiesa: il carcere, la famiglia, il lavoro»
Notizie Caritas, Luglio 2012