CORSO DI FORMAZIONE AL VOLONTARIATO 2015
“Uscire… per prendersi cura delle fragilità”
Al corso di formazione promosso dall’APV, in collaborazione con l’Ufficio diocesano di Pastorale della Salute, è intervenuto S.E. Mons. Paolo Giulietti – Vescovo ausiliare, che ha tenuto una significativa riflessione sul valore e sulla presenza del volontariato oggi. Ha sottolineato che il proprium del volontariato e della carità cristiana è riconoscere la persona come persona che viene sostenuta dall’umanità degli altri; il cuore del volontariato è l’accoglienza dell’altro in umanità.
“… Vivere il servizio nell’APV, espressione della Caritas, aiuta anche a cogliere e approfondire la relazione tra esperienza di volontariato e cammino cristiano. Noi crediamo, infatti, che farsi vicino ai poveri non sia soltanto rispondere a un bisogno: questo lo fanno anche tanti non credenti. Noi crediamo che andare incontro ai poveri realizzi quello che il cristiano e la Chiesa devono fare e devono essere. Essere volontari, per noi, nasce e si alimenta nella preghiera, nella formazione cristiana, nella consapevolezza profonda del senso di quello che si sta compiendo in quel momento. Ogni gesto ha valore, perché replica e continua il lavare i piedi che Gesù ci ha consegnato, insieme con l’Eucaristia, nella notte del Giovedì Santo. D’altra parte, il volontariato dà forma originale all’esperienza cristiana: un credente che va in carcere non vive la sua fede come prima, ma con una consapevolezza diversa. Capisce meglio cosa vuol dire avere misericordia, non giudicare… Capisce come è fatto l’uomo e di che cosa sia capace. Esiste un rapporto stretto tra l ‘esperienza credente e il servizio di volontariato. L’Associazione può aiutare, perché servono dei luoghi in cui condividere le esperienza e crescere attraverso di esse. Infatti l’esperienza – anche l’esperienza credente – ha tre dimensioni: il vissuto, la comprensione e la comunicazione. L’esperienza, perché faccia crescere, va sostenuta in tutte le sue dimensioni: il vissuto, la comprensione e la comunicazione. L’Associazione, pertanto, non è soltanto un’istituzione che facilita e garantisce il vissuto; dovrebbe garantirne la comprensione da un punto di vista credente e la successiva comunicazione: la testimonianza, la restituzione alla comunità tutta…”